Ecco come la critica ha accolto la nuova produzione di Casa della Musica, a firma BandOrkestra, Scorribanda

 

Fresco, trascinante, entusiasmante… a tratti anche commovente: queste le valutazioni che mi sono sorte spontanee dopo aver ascoltato due volte di seguito questo eccellente album. Ci vogliono idee chiare, tanta abilità strumentale e di arrangiamento… e tanto, tanto coraggio per affrontare partiture celebri e ripresentarle in veste “bandistica”. Eppure l’orchestra, inventata e diretta da Marco Castelli una decina d’anni fa, è pienamente riuscita nell’intento fornendo interpretazioni tutte riconducibili ad una precisa cifra stilistica assolutamente originale e quindi fortemente identitaria. Insomma appena la si ascolta si capisce immediatamente che siamo dinnanzi alla BandOrkestra con il suo fantastico andamento che tutto travolge come una sorta di rullo compressore grazie ad una possente sezione fiati e ad una ritmica fortemente propulsiva. Ma non si creda che nell’album non siano contenuti momenti di dolcezza, di rara sensibilità: si ascoltino al riguardo il celeberrimo “Quizas, quizas, quizas” di Farres caratterizzato da un assolo di Alessandro Simonetto al violino e “Acqua” di Marco Castelli, un brano a tratti commovente il cui tema viene minuziosamente cesellato dal flautista Tommaso Bisiach. E alla luce di queste considerazioni appare quanti mai centrato anche il titolo “Scorribanda”. In effetti il gruppo capitanato da Marco Castelli effettua delle vere e proprie incursioni nella musica combinando delle medley a prima vista improbabili ed invece dense di fascino caratterizzate come sono da un’energia straordinaria e da un fascinoso mélange di swing, ska, boogie woogie, afro, latin reggae… e chi più ne ha più ne metta a conferma da un canto della grande conoscenza dell’orchestra, dall’altro della sua estrema versatilità. Così BandOrkestra passa con grande disinvoltura da Shearing, Rodgers e Gershwin (accomunati in una medley dal significativo titolo “Lullaby of Birdland”) ai Beatles o ancora a Michael Jackson, autori tutti rivisitati con grande originalità e competenza.

Gerlando Gatto_Jazz on line

 

 

Una band di 14 elementi diretta da Marco Castelli che, partendo da arrangiamenti bandistici, li trasfigura arrivando al jazz con assolo energetici e spesso scanzonati, come lo è la musica nel suo insieme, che tocca diversi generi, dal boogie allo ska, dallo swing al latin. Le perfette esecuzioni supportate da una ritmica solida e catapultante, entusiasmano divertendo.
Aldo Gianolio_L’Unità

 

 

La BandOrkestra.55 ha come fine il divertimento; non gratuito, costruito su poche e facili note. Altroché, qui si parla di quattordici musicisti più il virtuoso e polifunzionale conductor Marco Castelli e un pugno di guest star. La musica suonata è travolgente, energica, spesso ballabile e cantabile, dal forte impatto fisico. Castelli pesca nel folk, a volte (Scorribanda), in altre nello ska, nei ritmi balcanici, nello jump, nel funky meno crudo, nel raggae e nel jazz, naturalmente. Tutto è cominciato con i dischi Bandalarga e Bandando. Il concept uguale, la forza la stessa, l’impatto similare. Il successo ottenuto ha aperto la strada al terzo della serie: Scorribanda. Nel disco si alternano brani originali e potenti scritti da Marco Castelli, a cover di pezzi incisi nell’immaginario come Baby Elephant Walk, Lullaby of Birdland, l’ibrida Jacksong, la romantica e caraibica Quizas Quizas Quizas, e la funky edition della beatlesiana Day Tripper, che BandOrkestra.55 ha trasformato, seguendo un sound avvincente, risultato di un “frullato” di più generi che hanno generato una dance music di alto profilo, da ballroom di classe. La BandOrkestra.55, come corsari che viaggiano nel tempo, ha “depredato” lidi già noti per trasformarli in approdi moderni, fruibili e rinnovati nell’aspetto.
Flavio Caprera_Jazz Convention

 

 

Quando le impressioni colpiscono nel fondo di un’impeccabile band e tendono a rappresentare la positività delle note ed il confronto con l’ironia sregolata e consapevole, allora con facilità possiamo cogliere i tratti di una personalità artistica che attraversa indenne ogni panorama contemporaneo. Corre la “Scorribanda” in un calendario improvvisamente illimitato fra gli anni 80 di Henry Mancini (“Baby Elephant Walk”) e un’evergreen da “science fiction” tornata pazzerella al suo mood solare e jazzistico (“Lullaby of Birdland”), citando bellamente una “Blue Moon” astratta e straniata in una linea anni ’30 radiofonica – roca dei magnifici Lorenz Hart e Richard Rodgers, e “I Got Rhythm, da “An American in Paris”di George Gershwin. Bel percorso culturale davvero, anche nel vivo di una storia ancora disegnata nel vibrato asimmetrico del funk disorganico e trascinante del Michael Jackson meno naturalistico e più elettronico che si possa immaginare (“Jacksong”) per poi dischiudere ermetico nella linea picassiana di un tango lieve e soffuso (“Quizas Quizas Quizas”) o nell’inquieto naturale di una “Day Tripper”che i “Fab Four” ancora non avrebbero mai potuto conoscere, a tutto merito dei Nostri. In effetti la sintesi beatlesiana stabilisce un legame forte tra passato e futuro, graffiante e lisergica alternativa in cui il sound borghese di Liverpool incontra l’avventura “freak” di Frank Zappa e la volante “West Coast” di Crosby, Stills, Nash & Young (punto di riferimento: “Suite Judy Blue Eyes”). La contiguità, senza dare a vedere di aver ripreso o contraffatto, proietta un groove da jam session quanto basta per non perdere l’equilibrio, fluendo insospettata mimesi nel futuro interattivo di “Vertical Dance”, di “Acqua” e nel mantra coltraniano de “La battaglia di Zama”, instabile evocazione ambient d’una fragilità tutta novecentesca. E’ un crescendo di segno “progressive”che, a nostro avviso, appare come l’apice della ricerca compositiva di colui che dirige il tutto, l’eclettico ed euforico Marco Castelli. Non è mai facile superare se stessi dopo tante prove brillanti, come evidente in una discografia alla cui musa garba tanto Ellington che Carosone, tanto l'”african sound” che l’ etno multicolore del Caribe. Ciò non bastasse, in molti casi la natura transitoria della BandOrkestra arriva a diluire ideali forti in nebulosi turbamenti balcanici , come nella”Scorribanda” con cui inizia l’album, proiettando in avanti un equilibrio globale che non sembra aver necessità di riflessioni ardue, clonazioni o forzature. Piacevole ed intelligente l’innovazione. Magnifica l’idea, ottima l’intuizione.
Fabrizio Ciccarelli_Roma in Jazz

 

 

Scorribanda è il terzo lavoro di BandOrkestra.55, la compagine condotta dall’ eclettico sassofonista friulano Marco Castelli, che attraversa generi e Paesi, tradizioni e tendenze con una disinvoltura invidiabile. Qui la troviamo alle prese con standard jazz quali Lullaby Of Birdland, Stolen Moments e I Got Rhythm,, musica da film come Baby Elephant Walk, classici del pop come Day Tripper, Suite: Judy Blue Eyes e Billie Jean, coniugandoli nei tempi e modi swing, ska, reggae, latin, boogie, electro-pop, rimescolando tutto e spingendo sempre un po’ più in là il confine della musica da big band. Trascinante.
Giulio Cancelliere_giuliocancelliere.wordpress.com

 

Scorribanda (traggo dal Devoto-Oli): “rapida incursione di una schiera di armati in territorio nemico”. Le armi in tal frangente non sono che strumenti a fiato, a corda e percussioni. Rimane poi da dimostrare che Henry Mancini, Michael Jackson, George Gershwin e i Beatles siano territori nemici… La parola chiave è comunque “rapida”. Il titolo sintetizza con chiarezza la ricetta proposta dal sassofonista Marco Castelli con la sua BandOrkestra.55 giunta al terzo titolo (dopo Bandalarga del 2005 e Bandando del 2009): arrangiamenti di travolgente ecclettismo che zompano come grilli tra stili diversi e compongono godibili puzzle sonori nobilitati da interventi solistici di vaglia (c’è anche Pietro Tonolo).
Maurizio Favot_Suono

 

 

Autenticità, personalità e stile, brani originali che si sposano con temi noti proposti e ‘trattati’ con freschezza e intelligenza, melodie che si mescolano,, si sovrappongono, ritornano, rimandano, ricordano… Tutto questo, e molto altro ancora, lo si può trovare nella Scorribanda di Marco Castelli, (sassofonista, compositore e produttore, artista eclettico che si muove anche nell’ambito del teatro, della danza e nel vasto territorio della performance intermediale) della sua BandOrkestra.55. Uscito lo scorso settembre e prodotto dallo stesso Castelli, da Gabriele Centis, Fulvio Zafret (guest alla percussioni) e dalla Casa della Musica di Trieste ( dove è stato registrato), il nuovo disco propone un mix di generi diversi, un impasto sonoro che è poi il marchio di fabbrica della BandOrkestra. Le nove tracce del CD propongono un viaggio in musica che va idealmente a completare un percorso iniziato con Bandalarga (Blue Serge 2005) proseguito poi con Bandando ( CNI 2009):più che il coronamento di una trilogia, però, si tratta invece di un ulteriore tassello nella carriera dell’Orkestra che ondeggia tra aspetti popolari e altri di maggiore modernità. ” L’intenzione è quella di traghettare la banda verso il terzo millennio” , ha detto Marco Castelli, ” e questo disco segna un’inedita tappa in questa direzione”. Le sonorità dell’album non sono legate doppio filo con la tradizione jazzistica, pur rispecchiandone molti dei connotati, e vanno piuttosto a lambire varie parti del mondo per attingervi ritmi e atmosfere: l’elemento balcanico (notevole nella prima traccia che da il nome al disco) si sposa con quello africano, e quello più strettamente popolare a un elettronica spiccatamente moderna. Composta da 14 elementi, la BandOrketsra.55 non è infatti una Big Band in senso classico ma piuttosto una sorta di Banda Moderna, appunto, che utilizza una miscela di swing, ska, boogie-woogie, afro, latin, reggae e che mescola aspetti colti a momenti più scanzonati. Da Scorribanda a Vertical Dance, Acqua e alla Battaglia di Zama – tutte a firma Castelli -, da Baby Elephant Walk a Lullaby of Birdland, Jacksong, Quizzas Quizzas Quizzas e Day Tripper, Scorribanda si muove a braccetto – fra gli altri e in maniera del tutto originale – con Mancini, Gershwin, Lennon, Mc Cartney, Jackson in un gioco di note in continuo divenire.

Ilaria Pellanda_Venezia Musica e Dintorni