Pochi giorni al festival internazionale TriesteLovesJazz, giunto nel 2009 alla sua terza edizione: promosso dal Comune di Trieste nell’ambito di Seresatate, organizzato assieme a Casa della Musica / Scuola di Musica 55, e con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e di CRT Fondazione, il Festival offre un palinsesto fitto di appuntamenti all’insegna della qualità. TriesteLovesJazz 2009 si alterna, tra il 14 luglio e il 15 agosto, tra la centralissima piazza Hortis e l’immancabile scenario della splendida piazza Unità e vede al centro dei tantissimi spettacoli alcuni veri protagonisti della storia della musica internazionale.

 

Ad aprire il Festival un evento attesissimo e d’eccezione, organizzato da Azalea Promotion, che TriesteLovesJazz ha il piacere di ospitare: si tratta di Carlos Santana (14 luglio, ore 21.00, piazza Unità): una leggenda della chitarra, che da oltre quarant’anni accompagna generazioni di appassionati, nel capoluogo giuliano con il tour Supernatural. A trip through the Hits. Un progetto emblematico del ruolo che un così grande artista ha rappresentato e tuttora rappresenta nel panorama musicale internazionale. Sulla scena da quasi quarant’anni, Santana ha reinventato e dato nuova forma alle ricerche sonore senza alcun timore né riguardo dei confini tra i generi: un sound “interplanetario” eppure così inequivocabilmente personale lo rendono una vera leggenda della chitarra. Da quando, nel 1969, la sua impronta latina fa impazzire Woodstock, il suo percorso non ha mai sosta, così come la sua fama e le sue continue “mutazioni” stilistiche. Per tutti gli anni Settanta la musica di Santana è stata caratterizzata da brani leggendari (Oye como va, Samba pa ti) e spopola nelle classifiche di tutto il mondo. Da Caravanserai a Love devotion and surrender, fino ad Amigos (1977), i “viaggi” stilistici continuano, dai progetti più palesemente fusion (al fianco, per esempio, di Herbie Hancock e Wayne Shorter) a quelli più chiaramente rock. Nel corso di tutti gli anni Ottanta lavora con i più grandi protagonisti della scena musicale mondiale, fino al celeberrimo Supernatural (otto Grammy e la partecipazione di molti colleghi “illustri”, in primis Eric Clapton). Da allora le raccolte, le ri-edizioni e i nuovi lavori continuano a destare infinite sorprese: e i concerti dal vivo a riempire le piazze più grandi.

Giovedì 16 luglio la “maratona” musicale prende il via (trenta i concerti, oltre ducento i musicisti che si alternano in meno di quindici giorni) con due appuntamenti che si distinguono per originalità ed “esotismo”.  Entrambi si svolgono a partire dalle ore 21.00 (questo l’orario di inizio di tutte le serate del Festival), in Piazza Hortis: il primo appuntamento è con Auer Delago duo “Living room” (evento in collaborazione con il Forum Austriaco di Cultura di Milano), Christoph Pepe Auer al clarinetto basso e Manu Delago all’hang drum regalano un insieme di sonorità del tutto inusuale. Si tratta probabilmente del primo duo al mondo di questo genere, che presenta una performance stupefacente, dalla timbrica quasi ipnotica. È poi la volta di Gaia Cuatro un quartetto “diviso” tra Argentina e Giappone (Gerardo di Giusto, pianoforte; Aska Kaneko, violino; Carlos “el tero” Buschini, basso; Tomohiro Yahiro, percussioni). L’arte dell’improvvisazione per i Gaia Cuatro è vera eccellenza: la loro è una musica totalmente inedita, ma allo stesso tempo sorprendentemente familiare grazie alla sua la naturalezza ed eleganza.

 

Venerdì 17 luglio, ancora in piazza Hortis, la serata comincia con un omaggio a Keith Jarrett, con il tocco sensibile e chiaro del pianoforte di Igor Solo; segue, anche grazie all’Associazione Incontro e Tatiana Donis, il concerto del Park Stickney Trio: Park Stickney all’arpa EA, Dino Contenti al basso e Gigi Biolcati alle percussioni sono un ensemble di straordinaria originalità. Il leader è Stickney, strumentista tra i più eclettici (dalla classica, al jazz, al rock) che ha suonato nei festival più prestigiosi del mondo. Subito dopo tocca al duo formato da Arrigo Cappelletti, pianista e compositore tra i più noti del jazz italiano, e Andrea Massaria, tra i migliori chitarristi: assieme a loro, per l’occasione triestina, c’è Michele Rabbia, percussionista di fama europea, eclettico performer e artista multimediale.

 

Nella stessa location, sabato 18 luglio è previsto un appuntamento “speciale”: quello con Touch ‘n Go USAFE Band, una nuova sferzata d’energia genuina e popolare con il meglio della musica americana, rock, country, pop e rhythm&blues. Si tratta dell’organico ridotto della band dell’Arma Aeronautica statunitense, fondata nel 1976 e composta da professionisti che suonano in Europa e combinano talento ed entusiasmo, verve esplosiva ed eccleticità.

 

Domenica 19 luglio il Festival si sposta in Piazza Unità dove sono attesi alcuni ospiti d’eccezione: si tratta del progetto Brazilian All Stars plays Jobim che porta a Trieste un “pezzo” fondamentale della storia della musica del Brasile. Leader del progetto è Duduka Da Fonseca, percussionista che identifica il suo nome con il “brasilian jazz” (fusione di ritmi e armonie del Brasile con le influenze newyorkesi) e che ha suonato con i più grandi nomi del jazz (Gerry Mulligan, John Scofield, Lee Konitz) e della musica brasiliana (lo stesso Jobim, Astrud Gilberto, Nana Vasconcelos). Al suo fianco, primo tra tutti, Eddie Gomez (nella foto), contrabbassista straordinario, un “pezzo di storia” del più grande jazz (ha suonato con Miles Davis, Dizzy Gillespie, Benny Goodman, Herbie Hancock). Ma anche Toninho Horta – uno degli autori più fedeli alle radici della propria terra e allo stesso tempo più sensibili alle contaminazioni e all’innovazione – alla voce e alla chitarra; Dick Oatts al sax (leader della Vanguard Orchestra che, nella sua carriera, ha suonato come solista con le più grandi orchestre jazz, e ha accompagnato, tra gli altri, nomi come Sara Vaughan, Ella Fitzgerald, Mel Torme e Milton Nascimento); Helio Alves, pluripremiato pianista del mondo “classico” e non (apprezzato collega di Yo-Yo Ma, come di John Patitucci), e la cantante Maucha Adnet, autentica voce brasiliana per timbro e interpretazione, che con Tom Jobim e la sua Banda Nova si è esibita in tour.

 

Il Festival prosegue lunedì 20 luglio e si riaffaccia su Piazza Unità con Brenda Rattray Jazz Gospel band (concerto che gode del patrocinio dell’USCI). Brenda Rattray – artista tra le più note della scena londinese, che incarna l’entusiasmo, la profondità e l’espressività del canto – sale sul palcoscenico per uno show trascinante e toccante, tra soul, jazz e gospel, assieme alla sua band (Chris Wilson, keyboard; Dominic Ashworth, chitarra; Delmar Edwards, basso; Winston Clifford, percussioni). Con lei la formazione triestina del Trieste Gospel Choir, formata per l’occasione da alcuni elementi del coro Soul # e da diversi dei partecipanti ai masterclass che la cantante tiene da anni in città, grazie all’organizzazione dell’Associazione ArmonicaMente.

Martedì 21 luglio si torna in piazza Hortis dove si esibiscono Elena Camerin e Nicola Fazzini Quintet feat. Ron Horton, in un programma dedicato alle contaminazioni tra jazz e letteratura (American lessons): Nicola Fazzini è sassofonista di talento, che suona con diverse formazioni e collabora a vari progetti con Dario Volpi, Danilo Gallo e Zeno De Rossi, suonando poi con la Thelonious Monk Big Band” di Marcello Tonolo (con cui ha occasione di lavorare assieme a Steve Swallow e Carla Bley). Elena Camerin è un’artista eclettica, formatasi a Venezia nel canto classico, nel gospel e nella musica sudamericana. Con U.T. Gandhi, Nicola Fazzini, Alfonso Santimone e Danilo Gallo registra per Caligola Grazie dei fiori?, cd che ottiene un ottimo riscontro di critica a livello nazionale. Con loro il grande Ron Horton (tromba e flicorno) – a Trieste direttamente da Veneto Jazz – protagonista assoluto della scena musicale newyorkese.

La serata prosegue con Seven Steps (Pierpaolo Cogno, pianoforte; Massimiliano Pizio, sassofono, clarinetto basso; Mario Cogno, contrabbasso; Andrea Michelutti, percussioni), un gruppo formato da musicisti attivi in Svizzera nel Canton Ticino che hanno ideato molti seminari, workshop, laboratori e concerti nella Svizzera italiana e in Italia dedicando la loro ricerca al significato (emotivo, fisico, percettivo e più profondamente artistico) degli intervalli musicali in relazione all’uomo. Assieme a loro a Trieste c’è Fabrizio Bosso, trombettista di punta del panorama italiano odierno, con cui il gruppo ha inciso l’omonimo CD (Seven Steps, appunto).

Mercoledì 22 luglio, ancora in piazza Hortis, apre la serata il trio di Neil Angilley (Neil Angilley, pianoforte; Davide Giovannini, voce e percussioni; Davide Mantovani, basso). Angilley è nato in Cornovaglia e si è occupato da sempre di musica (nella discografia e come artista) collaborando con i migliori musicisti di latin jazz. Ha formato recentemente un proprio latin jazz trio e sta lavorando a un album con Laurence Cottle & Nic France. Negli ultimi undici anni Neil ha suonato le tastiere con Vanessa Mae ed è stato accompagnatore e direttore in ambito classico. Ha lavorato tra gli altri con James Galway, Steve Martland e come compositore ha scritto per il suo trio, musiche per film e brani per Down to the Bone (Grammy Award), David Benoit, Richard Elliot. In Gran Bretagna ha suonato con Jeff Wayne in The War of the Worlds con il quale è in tour per tutto il 2009. Una presenza d’eccezione, al suo fianco, è Davide Giovannini, nato a Trieste, ma da anni residente a Londra e apprezzato artista dello scenario musicale inglese.
La serata si conclude invece con alcuni ospiti dell’area Mitteleuropea: l’Alpe Adria Jazz Ensemble (Michael Erian, sax; Jure Pukl, sax; Nevio Zaninotto, sax; Renato Chicco, organo; Andras Mohay, percussioni) è stato fondato diversi anni fa su iniziativa della sede Carinziana dell’Alpe Adria Geschäftsstelle. Composto da cinque artisti di primo piano, provenienti da diverse aree della Comunità (Italia, Slovenia, Austria, Ungheria), il gruppo nelle sue interpretazioni lascia trapelare le atmosfere e i sapori delle rispettive terre d’origine, pur dedicandosi anche al repertorio più classico e internazionale del jazz d’oltreoceano.

 

Interamente improntata al territorio è la giornata di giovedì 23 luglio, ancora in piazza Hortis: il Casual Cluster Quintet (Alessandro Gianoglio, chitarra ; Donato Riccesi, sax; Giuliano Esposito, pianoforte; Andrea D’Ostuni, percussioni; Paolo Amodio, basso) – primo gruppo ad esibirsi – è un nucleo di musicisti della zona che con grande abilità passa, nel suo repertorio, dal jazz tradizionale al moderno, da Sonny Rollins e Wayne Shorter a Pat Metheny. Nelle rivisitazioni dei grandi e, in particolare, nei brani originali, Casual Cluster è sinonimo d’innovazione e di originalità. Seguono i Fankalooba, (Giovanni Cigui, sax; Emanuele Grafitti, chitarra, Giovanni  Gregoretti, basso; Anselmo Luisi, batteria), con il loro desueto stile “electric jazz”, e lasciano il passo a un altro ensemble di esordienti triestini, Smooth Project (Domenico Lobuono, chitarra; Giovanni Vianelli, piano; Mario Cogno, basso; Lorenzo Fonda, percussioni), costituiti da appena un anno, e alla loro prima esperienza discografica (Saturday flight, CD Baby).

Venerdì 24 luglio vede certamente uno degli appuntamenti più attesi del Festival: sul palcoscenico di piazza Unità è infatti la volta di Maceo Parker con la sua band. Il “miracolo” di James Brown, che ha ridisegnato il soul e il rhythm and blues con nuove energie, non sarebbe stato possibile se al suo fianco non ci fosse stato proprio Maceo Parker: cresciuto al sound di Hank Crawford, Cannonball Adderley e King Curtis, Parker è da sempre un punto di riferimento per chi suona e ama il suo strumento (che abbia un’anima jazz, funk o soul): come nessuno prima di lui, Parker ha portato il sax alle potenzialità più straordinari. Un suono, quello di Parker, a tratti melodico, a tratti percussivo che ha la sua cifra caratteristica nella versatilità, nella naturalezza e nella velocità delle mutazioni sonore. Quarant’anni dopo aver lavorato con Brown, ma anche con George Clinton e Bootsy Collins (negli anni Settanta) e dopo aver percorso da solista una carriera ultra ventennale, a tutt’oggi Parker conserva l’audacia e la creatività dei suoi primi lavori, e continua ad inventare nuovi, rivoluzionari “esperimenti” sul suo strumento.

Sabato 25 luglio il jazz “torna” in Italia: con il Mama Trio feat. Gianni Cazzola (Alberto Marsico, keyB organ; Ettore Martin, sax; Gianni Cazzola, batteria) in piazza Hortis. Reduce da una recente pubblicazione con Blue Serge (Blue Shuffle), anche nel nuovo lavoro l’ensemble mantiene la sua cifra caratteristica nella centralità dell’organo e nella ricercata combinazione timbrica degli strumenti. Blues, brani originali e vari standards sono nel repertorio del gruppo, nel quale spicca una presenza particolarmente prestigiosa, quella del batterista Gianni Cazzola, da oltre quarant’anni considerato un protagonista delle percussioni della scena italiana e internazionale: da Gerry Mulligan a Sarah Vaughan, da Paolo Fresu a Tiziana Ghiglioni, un “mostro sacro” delle percussioni si cimenta con un organico del tutto nuovo. Subito dopo chiude la serata il Riccesi Zanoner 4et: accanto a Donato Riccesi flautista inizialmente classico, poi felicemente dedicatosi al jazz, e a Claudio Zanoner, che fa oggi parte del miglior circuito pianistico jazz della regione, altre due personalità del territorio e non solo: Danilo Gallo (contrabbassista di grande talento, e co-fondatore de Il Gallo Rojo, sorta di etichetta indipendente, “contenitore” senza definizione che convoglia in sé espressioni nuove del jazz) e Aljosa Jeric, percussionista di Capodistria dal percorso accademico e pratico molto solido tra il jazz, la musica classica e quella afro cubana.

 

 

Appuntamento di grande classe e rilievo internazionale quello di domenica 26 luglio, in piazza Unità, con l’ensemble Swingle Singers (nella foto): Julie Kench e Joanna Goldsmith (soprani), Clare Wheeler e Johanna Marshall (contralti), Christopher Jay e Richard Eteson (tenori) e Tobias Hug e Kevin Fox (bassi) sono i nomi degli interpreti di “uno dei più stupefacenti gruppi vocali del mondo”, come è stato definito.

“Cantare una musica eseguendola come se fosse suonata”: questo é, in breve, il motto degli Swingle Singers e questo il concetto alla base della loro attività. Il complesso, costituito da Ward Swingle agli inizi degli anni Sessanta a Parigi, poi ricomposto in occasione del trasferimento di questi a Londra, sulla base del doppio-quartetto con otto vocalisti educati secondo i canoni della tradizione corale inglese. Da queste basi Swingle proseguí la sua ricerca stilistica – introducendo e definendo quell’ormai inconfondibile sound che lo caratterizza – e riscosse subito l’approvazione del pubblico e della critica. La tecnica vocale impeccabile, la notevole armonia e fusione dei timbri musicali permette agli Swingles di avere un repertorio che spazia da Bach al Jazz, dai madrigalisti francesi a Duke Ellington, da Mozart a Gershwin. Hanno girato tutti i più grandi teatri e festival del mondo e anche in Italia hanno cantato in diverse piazze, non ultimo il Teatro Alla Scala di Milano. Con la musica contemporanea italiana hanno un rapporto privilegiato: hanno registrato la Sinfonia di Luciano Berio, diretta da Pierre Boulez ed eseguita successivamente con la New York Philharmonic; hanno eseguito, in prima assoluta, l´opera Mazepegul di Azio Corghi e, nel 1987, hanno interpretato, tra le altre, Piovanna e Blimunda, sempre di Corghi.

 

ICS Quartet e Castellana Soul Combo sono al centro della serata di lunedì 27 luglio: ICS Quartet è composto da quattro musicisti che di “regionale” hanno sicuramente soltanto la provenienza geografica: Flavio Davanzo (tromba), Giuliano Tull (sax), Simone Serafini (basso); Luca Colussi (batteria) sono delle figure di riferimento assoluto per il jazz non solo dell’area del triveneto e hanno tutti in comune una straordinaria attitudine all’improvvisazione e alla ricerca di nuove formule stilistiche. In netto contrasto è lo spirito di Al Castellana & Soul Combo (Marco Vargiu, basso; Jimmy Bolco, batteria; Amir Caralic, chitarre; Stefania Camiolo, voce; Silvia Zidaric, voce; Daniele Dibiaggio, tastiere) che chiude la serata: performer, autore e arrangiatore, Al Castellana è il “re” indiscusso del soul. La sua carica d’energia è incontenibile e passa con disinvoltura dagli stilemi della musica nera a quelli del rap e del rhythm&blues, rigorosamente italiani.

 

Il trio Roberto Magris (pianoforte), Max Sornig (contrabbasso) e Drago Gajo, (percussioni) che dà il via agli appuntamenti di martedì 28 luglio in piazza Hortis, è composto da vecchi amici, jazzisti di lunga data, che si ritrovano assieme per ripercorrere alcuni classici del be-bop e del mainstream jazz.

Roberto Magris, da diversi anni attivo ai più alti livelli sulla scena internazionale del jazz, ha collaborato ed inciso, tra gli altri, con Art Davis, Idris Muhammad, Herb Geller e Tony Lakatos. Ha sostenuto concerti e tourneè in oltre 30 paesi, suonando in tutta Europa, in Asia, Africa, Australia, America Latina, Canada e negli USA, nei più famosi jazz-club di Los Angeles e Kansas City. Max Sornig da oltre quarant’anni è uno dei più assidui esponenti della scena jazz triestina, sia come musicista partecipe di innumerevoli jam-sessions con musicisti italiani e stranieri, che come promotore dell’Antro del Jazz. Drago Gajo è uno dei nomi storici del jazz sloveno, anche grazie all’attività ultra-ventennale del suo Jazz Club Gajo a Lubiana, dova ha suonato ed inciso con numerosi solisti internazionali di passaggio in Slovenia, tra i quali Woody Shaw, Sheila Jordan, Dusko Gojkovic.

Atmosfere di tutt’altra natura seguono nell’appuntamento successivo, con la Nah Jay-Jay Afro Jazz Band (Tommaso Bisiak, flauto; Henri Dissake, percussioni; Alessandro Petrussa, percussioni; Clarissa Durizzotto, sax; Nah Jay-Jay, basso, pianoforte, voce; Tiziano Bole, chitarra; Paolo Calella, percussioni), che chiude la serata di martedì 28 luglio. La congiunzione tra il patrimonio storico musicale africano e la modernità del sound occidentale è alla base dell’affascinante progetto di Nah Jay-Jay, musicista, autore, compositore e poeta, innamorato del fascino dell’espressione della cultura nera e di tutte le sue possibili reinterpretazioni. Le sue ricerche musicologiche sono rivolte ai metodi e ai codici espressivi delle diverse forme artistiche del continente africano, nel tentativo di reinterpretarli usando gli strumenti contemporanei della civiltà europea.

Mercoledì 29 e giovedì 30 (stessa location) sono giornate interamente orientate al territorio, e ancora una volta vedono alternarsi proposte consistentemente diverse: il 29 luglio il duo Paier – Valcic, (Klaus Paier, accordion, bandoneon; Asja Valcic, cello, in collaborazione con Forum Austriaco di Cultura Milano) inizia la serata con una poetica di contrasti, tra frenesia dei ritmi e risvolti espressivi intimi; a seguire BandOrkestra 55 diretta da Marco Castelli feat. Martin Lubenov. Formata da 16 elementi, BandOrkestra  non è una Big Band  “classica”, ma  una sorta di “Banda Moderna” che utilizza una miscela di swing, ska, atmosfere etniche, boogie-woogie, afro, latin, reggae con un repertorio divertente, trascinante ed assolutamente unico nel genere. Il repertorio di BandOrkestra.55 comprende  composizioni originali di Marco Castelli, oltre a standards e a brani provenienti da altri mondi musicali, nell’espressione di un suono personale e contemporaneo, ricco di energia, di invenzioni e di colori imprevedibili. Dopo un primo lavoro discografico, il secondo sta per essere pubblicato da CNI (entrambi i cd sono registrati nell’Urban Recording Studio di Casa della Musica).


Giovedì 30 luglio
è la volta di Jegher – Webb Quartet, feat. Emilio Soana (Doug Webb, sax; Emilio Soana, tromba, flicorno; Roberto Lopez, percussioni; Albert-elbow-Gurrisi, hammond; Fabio Jegher, percussioni), in collaborazione con Amici della Gioventù Musicale: Il gruppo di Jegher ha suonato in molte rassegne musicali e festival internazionali e propone una musica con una netta impronta di jazz latino, mainstream e sperimentale. Propone brani standard e originali, oltre che musiche per film. Conclude la serata il Virutrio di Antonello Catanese (chitarra), Romano Baldassi (basso) e Lorenzo Fonda (batteria), tutti musicisti triestini, che hanno pubblicato il loro primo cd nella primavera del 2009.

 

Una chiusura simbolica per TriesteLovesJazz, che ospita un grande omaggio che la città porge nuovamente a un “suo” artista: al talento, la creatività, l’ironia di Lelio Luttazzi Trieste vuole dedicare una vera festa: la sera del 15 agosto il grande interprete ed autore è infatti sul palcoscenico di Piazza Unità assieme alla sua band (Roberto Podio, batteria; Massimo Moriconi, basso; Giudo Pistocchi, tromba e voce; Marcello Rosa, trombone; Gianni Saint Just, clarinetto): un riconoscimento a chi ha saputo interpretare e cambiare, ma anche indirizzare i gusti musicali del Paese, scrivendo pagine e pagine di spettacoli e di televisione e contribuendo alla storia musicale nazionale. Al termine della serata la festa di una notte di mezza estate è consacrata dai fuochi d’artificio e dall’irrefrenabile energia degli Overfunk and friends.

 

A latere degli eventi musicali il Festival vede anche l’assegnazione del Premio “Franco Russo” (assegnazione il 20 luglio): in memoria del grande musicista triestino Franco Russo, la moglie, Silvia, assegna annualmente una borsa di studio ad un giovane strumentista che si sta distinguendo per l’impegno, la passione ed il talento nello studio della musica jazz.

 

Tutti gli appuntamenti di TriesteLovesJazz sono a ingresso libero, tranne il concerto di Carlos Santana (www.azalea.it).