Nuovi laboratori sono in fase di avvio a Casa della Musica / Scuola di Musica 55, che ripropone quest’anno – dopo l’ottimo riscontro dell’edizione passata – il laboratorio sulle tradizioni e i codici espressivi della musica africana, curato da Jacques Honore Djedje (Nah Jay-Jay) e introduce per la prima volta un laboratorio di Didjeridu (o Didgeridoo, lo strumento a fiato della tradizione degli aborigeni australiani), curato da Lorenzo Niego.

Gli stages sono rivolti a un pubblico vasto e diverso: nel caso del laboratorio sulla musica africana, possono partecipare musicisti, compositori, danzatori, coreografi, studiosi ed appassionati che desiderano conoscere o approfondire i contenuti  dell’arte e dell’espressività dell’Africa, nei loro aspetti teorici, pratici e storici. Gli incontri sul Didjeridu sono invece rivolti a chi è interessato a conoscere, negli aspetti tecnici e teorici, le potenzialità espressive dello strumento sia nell’ambito strettamente musicale, che nella sua funzione di contatto e tramite con la millenaria cultura delle popolazioni native dell’Australia.

Il laboratorio sulle tradizioni e i codici espressivi della musica africana è articolato in tre moduli e le lezioni hanno cadenza settimanale. Il primo modulo prevede un approfondimento degli aspetti ritmici e uno stage pratico di percussioni; il secondo modulo è dedicato alle lezioni teorico pratiche di danza e movimento corporeo mentre il modulo finale è dedicato agli aspetti ritmici e melodici del canto. Il corso si conclude con una performance, risultato delle esercitazioni pratiche dei gruppi costituiti durante il corso.

Nah Jay-Jay è musicista, autore, compositore coreografo e poeta. Diplomato all’Istituto delle Arti di Abidjan, nella repubblica di Costa d’Avorio, prosegue la sua esperienza formativa ed artistica in Francia, dove si perfeziona e si distingue come ricercatore delle arti in via di estinzione, e dove ha la possibilità di collaborare con molti illustri musicisti ed artisti dei diversi continenti. Innamorato dei ritmi tradizionali poco conosciuti nella cultura occidentale, Nah Jay-Jay si ritira in spazi lontani dalla modernità per immergersi nell’antico patrimonio storico e culturale africano che sta scomparendo: proprio da esso trae i motivi d’ispirazione e suggestione per i suoi progetti artistici. Aperto ad ogni influenza e convinto assertore dell’universalità dell’arte, come testimoniano le sue opere, Nah Jay Jay non esita a lasciarsi guidare dal desiderio di trasmettere i risultati delle sue approfondite ricerche sui metodi e sui codici espressivi delle diverse forme artistiche del continente africano e di reinterpretarli usando gli strumenti contemporanei della civiltà europea.
 

Il laboratorio di Didjeridu ha una durata minima di 10 incontri di un’ora e mezza a cadenza settimanale per una durata totale di circa tre mesi; è aperto a tutti e accoglie fino a un massimo di 15 partecipanti. Le lezioni sono incentrate sulle potenzialità di questo antichissimo strumento (oltre ventimila anni) dalla sonorità profonda e ipnotica, ricavato da un tronco di eucalipto scavato dalle termiti; scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito. Le recenti aperture della cultura australiana hanno portato a far conoscere il Didjeridu in tutto il mondo, tanto da farlo diventare un simbolo universale della musica degli Aborigeni. Oggi questo strumento è stato decontestualizzato ed è ormai diventato patrimonio di diverse culture.

Il laboratorio si occupa dei vari aspetti pratici di utilizzo del Didjeridu: dalla costruzione alla manutenzione, alla postura del corpo di chi suona, all’apprendimento dell’emissione del suono e della respirazione circolare, alla ricerca dei suoni armonici, dell’uso della voce nello strumento e della produzione degli ipertoni. Il modulo avanzato prevede l’insegnamento delle tecniche di scomposizione ritmica, lo studio del “solfeggio” tradizionale degli Aborigeni Australiani, fino all’applicazione del Didjeridu nella musica moderna occidentale. Nell’ambito del laboratorio è previsto l’utilizzo di supporti didattici multimediali: dispense, spartiti, registrazioni etnomusicologiche, produzioni musicali contemporanee e filmati.

Lorenzo Niego suona il Didjeridu dal 1993. Ha approfondito le tecniche esecutive tradizionali con musicisti delle comunità aborigene nell’Arnhem Land (Australia Settentrionale). Dal 1995 ad oggi ha collaborato con Almamegretta, 99 Posse, Garrison Fewell, Daniele Sepe, Orchestra del Conservatorio Statale S. Pietro a Maiella di Napoli, Maurizio Capone & Bungt Bangt, eatro Stabile di Napoli ed altri. La sua attività artistica comprende live performances in Italia ed in Europa e incontri di organizzati dall’ A.R.T.I. e dal Dr. Roy Martina. Nel 1999 fonda con Guglielmo Eboli e con sei allievi il Lazy Goanna Project, laboratorio musicale costruito esclusivamente su di un set di 6 Didjeridu e percussioni. Il suo ultimo progetto musicale è il trio electro-world Electric Masala. Si dedica all’insegnamento del Didjeridu dal 1996.