Giunto alla sua quarte edizione, il festival si conferma di ottima qualità per le scelte artistiche: nomi importanti del panorama internazionale (tra tutti Esperanza Spalding, Omar Hakim e Larry Carlton) e grande attenzione alle realtà musicali triestine e regionali

 

Un inizio gioioso e “giocato in casa”, quello di domenica 18 luglio: il primo concerto di TriesteLovesJazz, in piazza Unità alle 21 (ora d’inizio di tutte le serate del festival) ospita il Trieste Gospel Choir, diretto per l’occasione da David Levert Massey e accompagnato da alcuni dei migliori musicisti triestini: Marco Steffè alla chitarra, Fabio Valdemarin alla tastiera, Francesco Cainero al basso e Marco Vattovani alla batteria. Il concerto, organizzato il collaborazione con l’Associazione ArmonicaMente e con il patrocinio dell’USCI,  è il coronamento del workshop annuale di tre giorni predisposto proprio da ArmonicaMente: la carica umana ed il forte carisma di David Massey trasformano  l’entusiasmo e la gioia dei partecipanti al corso in uno spettacolo di pura  energia con una sorpresa:  special guest è un coro di bambini.

A seguire, lunedì 19 luglio nella stessa location, si celebra il trentennale della fondazione del celebre gruppo degli Ocho Rios, tra le primissime orchestre di salsa e latin jazz in Italia. L’orchestra ha costantemente seguito le innovazioni di questo genere musicale in rapida evoluzione, pur  legato alle proprie radici popolari. Gli Ochos Rios hanno sempre mantenuto il loro legame con la città di Trieste, da dove provengono diversi musicisti. L’orchestra è stata attiva per oltre 25 anni consecutivi e oltre 30 musicisti, provenienti da nazionalità ed esperienze musicali diverse si sono alternati in questo progetto musicale. Il concerto del 19 luglio sarà una splendida occasione per farli ritrovare tutti assieme per una grande festa musicale.

 

Martedì 20 luglio il festival si sposta in piazza Hortis con un omaggio alla voce: dopo gli strepitosi Swingle Singers dello scorso anno, quest’anno è la volta di Bauchklang Vocal Groove Project in collaborazione con il Forum Austriaco di Cultura di Milano. Nient’altro che la voce umana ed un microfono: la performance live di questi ragazzi va molto oltre il tradizionale canto “a cappella”. Attraversando tutti i confini dei generi e delle categorie musicali, i Bauchklang solo con le loro voci riescono a ricreare sul palco tutta una gamma di suoni e di strumenti, dalla sezione ritmica di basso e batteria alle timbriche dei sintetizzatori analogici, dallo scratch sul vinile ai loops dell’hip hop e del rap. Conosciuti in tutta Europa e in molti paesi asiatici arrivano al TriesteLovesJazz Festival dopo una serie di concerti all’Expo Di Shanghai.

La serata prosegue con il Gianni Cazzola quintet feat. Gendrickson Mena, con “The Blakey Legacy”. Da 50 anni sulla scena jazzistica, Gianni Cazzola è il batterista italiano più rappresentativo del linguaggio swing e del be bop. Questo gruppo che si avvale della presenza del trombettista cubano Gendrickson Mena, è un sestetto di matrice hard bop che vuole rendere omaggio a tutti i grandi boppers dagli anni ’50 in poi, ma soprattutto, nei 20 anni dalla sua scomparsa, al grande maestro della batteria afroamericana Art Blakey.

Mercoledì 21 luglio, ancora in piazza Hortis, è la volta dell’Angelo Comisso Trio in “Sturm und drang”: Angelo Comisso (pianoforte), Simone Serafini (contrabbasso) e Luca Colussi (batteria) con questo spettacolo (il titolo si riferisce allo stile appassionato e alla personalità senza compromessi di Comisso) si fanno strada in un elegante e intenso percorso musicale che è contaminazione tra la musica classica e colta contemporanea, il jazz d’ispirazione europea e l’improvvisazione totale. Musica viva, sospesa tra tentazioni melodiche, richiami etnici, suggestioni liriche, atmosfere visionarie e sane impennate blues, in equilibrio tra completezza formale e libertà.

A seguire sale sul palcoscenico “Unless There’s Love” Anna Lauvergnac International Quartet  con Anna  Lauvergnac alla voce, Claus Raible al pianoforte, Giorgos Antoniou al basso e Haward Curtis alla batteria.

Quella del quartetto internazionale di Anna Lauvergnac è musica di alto livello: oltre alla  capacità tecnica, c’è l’assimilazione perfetta del linguaggio musicale, la capacità di emozionarsi mentre si suona e di comunicare quell’emozione. Anna Lauvergnac ha sviluppato un fraseggio personalissimo che pur rimanendo vicino al linguaggio jazzistico mantiene salde le proprie origini geografiche e culturali. I brani hanno identità diverse ma seguono un filo comune, a composizioni più conosciute si alternano una serie di brani rari.

Giovedì 22 luglio il duo Le Miroir propone “Homage to Keith Jarret and Gary Burton” di Barbara Kolb, ancora in piazza Hortis. Gabriele Petracco al vibrafono e Daniele Ruzzier al flauto costituiscono la formazione, particolare, di grande originalità e carica innovativa. Il progetto propone un omaggio a Jarret e Burton, due delle più significative personalità del jazz contemporaneo.

Segue il concerto dei premiati del Premio “Franco Russo”: in memoria del grande musicista triestino Franco Russo, la moglie Silvia, assegna annualmente una borsa di studio ad un giovane strumentista che si stia distinguendo per l’impegno, la passione ed il talento nello studio della musica jazz. Giunto alla sua terza edizione il “Premio Franco Russo ” propone una novità. All’assegnazione ufficiale della borsa di studio  segue un concerto che ha come protagonista il gruppo formato dai musicisti premiati in questi anni: Daniele Raimondi alla tromba, Emanuele Graffiti alla chitarra; Enrico Zanisi al pianoforte. Accanto a loro due musicisti di grande esperienza: Simone Serafini al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria.

Chiude il Giovanni Vianelli trio feat. Nevio Zaninotto con il “Cannonball Aderly Tribute”. Giovanni Vianelli al pianoforte, Mario Cogno al basso, Marco Mattovani alla batteria e Nevio Zaninotto al sax: si sono riuniti recentemente con un’idea: esplorare le sonorità del combo jazz tra gli anni ’50 e ’60 seguendo le tracce del cammino che partendo dall’hard bop è giunto fino al funk attraverso l’inserimento di elementi provenienti dalla tradizione blues, gospel e rithm & blues. In occasione del TriesteLovesJazz al trio si aggiunge il saxofonista Nevio Zaninotto  per ripercorrere insieme l’odissea musicale del grande Julian “Cannonball” Adderley, la cui opera costituisce uno dei riferimenti più significativi di questa tradizione.

 

Venerdì 23 luglio piazza Hortis ospita Oliver Ker Ourio in “Jazz Armonica Extraordinaire”. Oliver Ker  Ourio all’armonica a bocca, Pierpaolo Cogno al pianoforte, Max Spizio al sax e clarinetto basso e Brian Quinn alle percusioni. Ker Ourio, musicista compositore e band leader è conosciuto come uno dei migliori suonatori al mondo di armonica cromatica jazz. La musica di Oliver Ker Ourio è intensamente espressiva, appassionata e caratterizzata da un forte senso melodico. La formazione internazionale che si esibisce al TriesteLovesJazz Festival è completata da Paolo Cogno e Max Spizio (che con Seven Steps hanno ottenuto un grande successo nella precedente edizione del festival) e dal percussionista inglese Brian Quinn.

 

Segue il Max Sornig Jazz Trio che accanto al basso di Sornig vede il pianoforte di Morpurgo e le percussioni di Alessandro Mansutti. Sornig non ha certo bisogno di presentazioni a Trieste: animatore di centinaia di serate musicali e jam session,è stato nume tutelare dell'”Antro del Jazz”, club che resterà negli annali del jazz triestino.

Sabato 24 luglio in piazza Unità uno degli eventi più attesi e più fortemente voluti dal festival: sale sul palcoscenico Esperanza Spalding, accompagnata dai suoi partners dal vivo: una nuova, giovane stella del firmamento jazz internazionale. Prodigioso talento sin dai primi anni dell’educazione alla musica, questa  contrabbassista e cantante dell’Oregon si è definita una virtuosa del contrabbasso già a quindici anni; distintasi come la più giovane insegnante di Berkley poco più che adolescente, oggi è universalmente riconosciuta come un eccezionale prodigio ed è già collaboratrice, tra gli altri, di Metheney, Lovano, Austin, Clerke. Ha la grazia di un angelo, la voce frizzante e fresca come una giovanile carezza, ottime doti di strumentista (una tecnica notevole e personalissima) e di compositrice. Abbraccia il suo strumento come fosse un tutt’uno con il suo corpo, quest’ultimo impreziosito da un look afro gentile ed accattivante; ha una grazia ipnotica nel suo fare musica, spazia con disinvoltura tra il jazz e l’ambiente musicale brasiliano, tra i classici standard e le personali reinterpretazioni delle migliori hits sudamericane e americane, senza mai trascendere, ma lasciando sempre un suo personale contributo rispettoso e di intima eleganza. Una vera, trascinante rivelazione del jazz contemporaneo.

Domenica 25 luglio piazza Unità ospita un altro evento speciale di cui il Festival può definirsi fiero: il Trio Oz di Omar Hakim e Rachel Z feat. Bendik  decide di condividere un proprio progetto con TriesteLovesJazz e struttura proprio per il festival una produzione originale ad hoc, in collaborazione con l’agenzia 00 Jazz (USA). Chi ricorda gli interventi di Hakim lo scorso aprile a Casa della Musica non può che concordare che si tratta fuor di dubbio di uno dei personaggi più straordinari per grandezza artistica ed energia umana: acclamato per la sua versatilità, per l’espressività del suo groove, per l’eccellenza nell’uso delle tecnologie in musica, Omar Hakim è uno dei più quotati batteristi e session man sulla scena internazionale degli ultimi 35 anni. Ha collaborato con i più diversi artisti, da Miles Davis a Madonna e ha al suo attivo centinaia di registrazioni, molte delle quali a suo nome. Sul palcoscenico ancora giovanissimo con la Gil Evans Big Band, David Sanborn, Patti Labelle, lega poi il suo nome al gruppo dei Weather Report, con i quali ha suonato fino allo scioglimento della band. Alla fine degli anni Ottanta aveva già collaborato con Miles Davis (Tutu, Music from Siesta), Dire Straits (Brother in Arms, Money for Nothing) e Sting ma anche, nel corso della lunga ed eclettica carriera, con George Benson, Lionel Richie, Chaka Khan, Anita Baker, Bobby McFerrin, John Scofield, Urban Knight’s, Bruce Springsteen, Michael Jackson, Celine Dion, Jewel, J-Lo, D’Angelo, Mariah Carey, e Madonna. Al festival Hakim porta, dunque, un progetto nuovo, concordato con 00 Jazz appositamente per TriesteLovesJazz, con la partecipazione speciale, oltre alla talentuosa pianista Rachel Z già apprezzata a Trieste e la contrabbassista Maeve Royce, anche del grande sassofonista norvegese Bendik.

 

La rassegna continua lunedì 26 luglio in piazza Unità (il concerto è organizzato in collaborazione con il Bohemian Jazz Festival) con un altro grande della musica internazionale: il chitarrista e compositore Larry Carlton. Con lui Gene Coye alla batteria e Trevis Carlton al basso elettrico (Lerry Carlton Trio). Carlton è una vera leggenda del fusion jazz internazionale. Tre Grammy vinti e 18 nominations in tutti i settori del premio, dal jazz al pop, in 35 anni di gloriosa e indiscussa carriera. La sua chitarra, generalmente una Gibson 335, da cui il soprannome attribuitogli di “Mr. 335”, è venerata alla stregua di quelle dei suoi maestri: Joe Pass, Wes Montgomery e Barney Kessel. Un’anima blues alle origini, alla domanda di quali siano le fonti d’ispirazione e i mentori ideali della sua musica, risponde B.B. King per il lato emotivo e il grande John Coltrane per la composizione. Assolutamente imprescindibile per la storia del suo strumento, Carlton ha plasmato uno standard tecnico e compositivo che vanta una storia ormai trentennale e che non esiterà a lasciare il segno nello stile chitarristico jazz, blues, pop e rock delle prossime decadi.

 

Martedì 27 luglio, in Piazza Hortis, è la volta della Trieste Early Jazz Orchestra: diretta da Livio Laurenti, è un ensemble di recente costituzione che raccoglie alcuni fra i migliori strumentisti della scena triestina. Il repertorio della TEJO esplora i dieci anni che vanno dal 1920 al 1930, quando il ragtime fu accantonato per dare spazio al jazz nelle sue prime forme orchestrali allargate. Gli arrangiamenti sono originali d’epoca e comprendono composizioni di Morton, Ellington, Henderson, Gershwin.

 

Si cambia completamente atmosfera, tono e intenzioni con Buschini – Gubitsch – Mosalini “Los inaudibles Trio”, dall’Argentina, che continua la serata del 27: rispettivamente chitarra, bandoneon e basso, i tre strumentisti arrivano a Trieste dopo vent’anni passati a suonare in giro per il mondo con artisti di grande spessore, come Astor Piazzolla, Gotan Projet, Rodolfo Mederos, Luis Bakaloff, Mercedes Sosa, Juan Carlos Caceres, solo per citare i titani. Tre grandi virtuosi argentini del tango, si ritrovano per dare vita a un trio che rilegge il tango in modo molto originale, un viaggio dell’immaginario, nel profondo sud del mondo.

 

Un altro omaggio al festival esordisce nella serata di mercoledì 28 luglio, sempre in piazza Hortis: il TsLovesJazz Trio (Italia – USA) è formato da Rudy Linka (chitarra), Dan Fabbricatore (basso) e Gabriele Centis (batteria).  Perché la rassegna triestina è anche un’occasione per incontrarsi e fare musica .Una grande passione per la musica ed un’amicizia pluriennale accomunano Rudy Linka; chitarrista newyorkese e presidente del Bohemian Jazz Festival e Gabriele Centis, batterista triestino coordinatore della Casa della Musica e di TriesteLovesJazz. Completa il trio Dan Fabbricatore uno dei più apprezzati contrabbassisti della scena musicale di New York.

 

Secondo concerto della serata: il Frantisek Uhlir Team, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia. Il contrabbassista František Uhlíř  appartiene a quella famosa generazione di musicisti conosciuta come  “La scuola Ceca del contrabbasso” (M.Vitus , G. Mraz). Accanto a lui Michal Wroblewski al sax, Adam Tvrdy alla chitarra e Jaromir Helešic alla batteria. Nel 1987 fonda Il F.U.T. Il suono del gruppo, maturato negli anni, è ben bilanciato e caratterizzato da un grande interplay tra i musicisti, da una vasta gamma di colori ed espressioni musicali e da una spiccata originalità sia nella riproposta di temi famosi che nell’esecuzione delle proprie composizioni.

 

Giovedì 29 il festival torna in piazza Unità con Pietro Tonolo e lo spettacolo “Dajaloo”, che vede coinvolti musicisti italiani e senegalesi. “Dajaloo” infatti rappresenta l’incontro tra quattro artisti italiani con il gruppo Africa Djembè Junior, quintetto di percussionisti senegalesi. L’interesse del jazzista Pietro Tonolo verso la cultura africana ha portato all’elaborazione di un repertorio originale, sviluppato nel corso di vari soggiorni in Africa. Il gruppo Africa Djembé Junior nasce nell’isola di Gorèe, nel Senegal inserendosi nelle radici tradizionali più profonde del Paese e di tutta l’Africa Occidentale, in particolare della tradizione musicale wolof e mandinga. Nonostante la giovane età, i cinque percussionisti hanno già partecipato a numerosi festival e spettacoli, in Senegal, Marocco, Sud Africa.

 

Lunedì 2 agosto, in piazza Hortis la serata esordisce con il Quartetto di sassofoni “Accademia”: Gaetano di Bacco (soprano), Enzo Filippetti (alto), Giuseppe Berardini (tenore) e Fabrizio Paoletti (baritono) sono i componenti del quartetto che, dal 1984 con oltre 700 concerti è considerato, nel suo genere, tra le formazioni da camera italiane più interessanti. In numerose tournée in Europa, Asia, Medio Oriente, America del Nord e Sud ha tenuto concerti in sedi prestigiose quali La Biennale di Venezia, Mozarteum di Salisburgo). Significative sono le collaborazioni con solisti tra i quali Delangle, Canino, Damerini, Gallois, Castellani, Der Roost e con importanti compositori italiani come Morricone, Fellegara, Gentile, Mannino. Ha inciso nove compact disc per Nuova Era, Dynamic, Edipan, Iktius e BMG-Ariola e registrato per le maggiori emittenti radiotelevisive del mondo.

Termina la serata il Quintetto di Riccardo Morpurgo: Riccardo Morpurgo al pianoforte, Mirko Guerrini al sax, Walter Beltrami alla chitarra, Simone Serafini al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria. La cellula originaria del Riccardo Morpurgo trio incontra il sax tenore di Mirko Guerrini, noto jazzista italiano che ha già al suo attivo una lunga serie di cd e che stabilmente collabora con il pianista Stefano Bollani. A tenere alta l’intensità del suono delle voci s’aggiunge l’affascinante e misterioso suono elettrico del chitarrista Walter Beltrami per un progetto che guarda con un occhio al repertorio rock, per il suono ruvido ed il ritmo incalzante, e con l’altro al repertorio meno conosciuto della tradizione del jazz. Il terzo occhio è rivolto all’attenta trama che il gruppo riesce a disegnare con la musica e ad alcuni brani originali del pianista Riccardo Morpurgo.

           

“Double Tonic. A celtic Jazz affair” (in collaborazione con l’Associazone ther Pendragon -10° Triskell Festival ape la serata di martedì 3 agosto. Per festeggiare il decennale del Festival Celtico Internazionale TRISKELL l’Associazione Uther Pendragon ha programmato durante la stagione estiva una serie di eventi collaterali “extra festival” ed in collaborazione con “Serestate” e TriesteLovesJazz presenta il concerto dei “Double Tonic” un gruppo tedesco/scozzese che propone un repertorio di musica tradizionale celtica in una raffinata versione jazz.

 

Anche mercoledì 4 agosto si continua in piazza Hortis con il Martina Feri group, in “Stevie Wonder Tribute” (Martina Feri, voce e piano; Marko Cepak, chitarra, Giuliano Tull, sax, Pietro Spanghero, basso; Manuel Kos, batteria). La formazione dell’ensemble si presenta in concerto con un tributo ad uno dei più grandi cantautori della musica pop e soul della scena musicale mondiale, il cantante e polistrumentista Stevie Wonder. Dal suo vastissimo repertorio il gruppo propone brani indimenticabili come Lately, Ribbon in the sky, Sir Duke e molti altri, riarrangiati in chiave jazzistica.

Continua con il Quartet “Funambolique”, composto da Sebastiano Crepaldi (flauto), Ermes Ghirardini (percussioni), Giorgio Pacorig (pianoforte), Luca Demicheli (contrabbasso) il mercoledì in piazza Hortis. Composto prevalentemente da musica originale caratterizzata dalla presenza di parti scritte e arrangiate affiancate da parti improvvisate più  libere, il “Funambolique” propone alcune musiche scritte per il teatro e riarrangiate in “forma brano” per l’ensemble, e altre create appositamente per il quartetto, pur mantenendo sempre un significato evocativo di uno scenario o di un personaggio teatrale. Il concerto aggiunge anche brani del jazz storico e della musica contemporanea (John Zorn, Charlie Mingus).

Restiamo in ambito nordestino sabato 7 agosto in piazza Hortis, con la voce della triestina Alessandra Franco e l’accordion di Alexander Ipavec. La Franco è una voce originalissima che si muove con disinvoltura sia nell’ambito della musica etnica e popolare che in quello dell’avanguardia e della sperimentazione. Recentemente predilige la formazione del duo collaborando con diversi strumentisti come il pianista Glauco Venier, il contrabbassista Giovanni Maier, il chitarrista Sergio Giangaspero e il fisarmonicista Alexander Ipavec che sarà al suo fianco in questa occasione.

Un altro Nordest (e precisamente quello brasiliano) è quello dell’Imagens quartet che presenta, subito dopo, il progetto “Imagens Quartet plays Celso Machado”: Sergio Giangaspero e Sara Piran alle chitarre, Luca Demicheli al contrabbasso e Pai Benni alle percussioni omaggiano il grande compositore, chitarrista e percussionista brasiliano. Machado rappresenta sicuramente un pezzo di storia musicale sudamericana: ha portato la musica brasiliana attraverso l’oceano, facendola apprezzare tanto al pubblico della musica “classica” quanto a quello del jazz o quello interessato alla world music.

Il repertorio brasiliano è una commistione straordinaria di stili: vi si trovano tratti di musica classica occidentale, influenze africane, portoghesi e indigene: il confine tra classico, jazz e folk è molto più labile in questa musica che in qualsiasi pagina europea.

 

E di Venezia è Marco Castelli, leader del quartetto che chiude la serata: Castelli al sax, Ermanno Signorelli alla chitarra, Raffaello Pareti al basso e Mauro Beggio alla batteria. Il Marco Castelli Quartet si muove in uno spazio creativo tra jazz e musica popolare, tra influenze europee e tradizioni mediterranee. Il repertorio, oltre alle composizioni originali, comprende elaborazioni ed arrangiamenti di autori come Pontes, Bregovic e Dollar Brand. Le sonorità del quartetto oltrepassano il linguaggio esclusivamente jazzistico esprimendo un universo sonoro molto personale che conferisce alla musica proposta una particolare originalità timbrica ed una grande vivacità.

 

Giornata conclusiva della rassegna è domenica 8 agosto che vede esibirsi in piazza Hortis il Franco Toro & Nicol Pellicani duo. Quando la vibrazione umana diventa musica! Dopo essersi incontrati nel 2009, Nicole e Franco si sono capiti subito. Dopo un mese avevano già pronto un vasto repertorio di classici e di perle dimenticate dei più grandi cantautori e autori americani, inglesi e italiani. Dotata di grande versatilità, Nicole ha plasmato sulla pulizia e la spazialità della chitarra di Franco il suo caldo timbro vocale. Essendo ambedue innamorati delle armonie vocali riempiono i vuoti lasciati dall’altro con grande naturalezza, in chiave quasi jazz.

 

Il secondo concerto dell’ultima domenica è affidato al Mike Sponza Quintet (Mike Sponza, voce e chitarra, Mauro Tolot, basso; Pietro Taucher, hammond; Marco Pandolfi, armonica e voce; Moreno Buttinar, batteria). Blues, soul e rock’n roll sono le parole chiave per descrivere la musica di Mike Sponza, chitarrista, cantante e compositore, da oltre tre lustri sulla scena live europea. Una vita dedicata a sviluppare uno stile blues personale, moderno e ricco di differenti sapori. Uno show che si snoda tra brani originali e raffinati arrangiamenti, una performance dal respiro internazionale. Negli ultimi anni Mike Sponza si affermato a livello europeo con i suoi progetti discografici e gli spettacoli della sua band, mostrando la forte vitalità del blues italiano in una nuova prospettiva.

Un finale “transfrontaliero” con il trio italo-sloveno degli EtnoPloch: Piero Purini al sax, Aleksander Ipavec all’accordion e Matej Spacapan alla tromba. “Ploch”, in dialetto triestino, significa pozzanghera. In senso lato può indicare anche un insieme confuso, sporco e disordinato. Il nome è rimasto ad indicare la scelta musicale di questo trio: un excursus sregolato nella musica etnica, passando senza soluzione di continuità dalle melodie balcaniche – vera culla dei tre musicisti – al klezmer, dalla musica popolare russa ai tanghi argentini, fino ad approdare agli inni gospel, al jazz, al blues.