È un trio di professionisti di grande rilievo sulla scena musicale contemporanea quello che, nel corso del terzo weekend di ottobre, registra all’Urban Recording Studio di Casa della Musica: già esibitosi al recente TriesteLovesJazz festival 2011, nel quale si è distinto con una performance di livello assoluto, il trio, costituitosi da diversi anni, è composto da tre fuoriclasse della scena contemporanea musicale ed è riconosciuto per la sua creatività personalissima e convincente: Angelo Comisso al pianoforte e sintetizzatore, Markus Stockhausen alla tromba, al flicorno e ai live electronics e Christian Thomè alla batteria e alle percussioni. In occasione della registrazione il trio è supportato dal Coro femminile “Latomas” di Venezia, diretto Diana d’Alessio.

Così il critico Cimarosti sintetizza l’essenza delle produzioni del Trio: “C’è anche un’altra strada. La percorrono quelli che, come Markus Stockhausen, Angelo Comisso e Christian Thomé, hanno scelto la libertà priva di etichette e di “autorizzazioni”. Essi sono degli apolidi della musica. Hanno metabolizzato le loro esperienze (la musica classica, il jazz, l’avanguardia) e sono giunti ad un “esperanto” espressivo.

Nel loro modo di suonare si leggono, con trasparente semplicità, sincere convinzioni: la fiducia nel potere comunicativo del linguaggio tonale, la voglia di rimanere ancorati alla riconoscibilità della forma, la pratica festosa dell’improvvisazione concepita come caduta di inibizioni emotive e come ricerca vitale del dialogo”.

Si ritrovano, dunque, all’Urban Recording Studio, per interpretare un’opera nuova, firmata dallo stesso Comisso, che conferma la ricerca di un linguaggio indipendente, e si preannuncia come un contributo forte, originale, sincero che l’autore propone: “Lo Stabat Mater è un accadimento antropologico di universale pregnanza. È, forse, uno di quei “segni” che significano il genere umano ovunque esso vive e ovunque esso si esprime: la madre partecipa al punto da fare proprio il dolore del figlio come condivisione assoluta dell’evento ultimo, naturale o artificiale che sia.

La madre piange ma, a differenza del padre che spesso prende le distanze della vendetta, la madre porta su di sé il dolore del figlio, le ferite del dolore del figlio, perché queste siano eterno monito di un “non ripetersi” siano, in ultima istanza, un atto di pace e di ricerca di giustizia. Per questo lo Stabat Mater di Angelo Comisso è un omaggio a tutte le madri: alla madre del desaparecido, alla madre del soldato in guerra; alla madre che perde il figlio per overdose; alla madre che perde il figlio per fame; alla madre che perde il figlio per malattia; alla madre che assiste alla condanna a morte del figlio.

Con la presenza del testo fondante di Jacopone da Todi, Comisso ha voluto creare un legame profondo con il passato che, tuttavia, rivive la sua attualità attraverso un linguaggio musicale tonale – contemporaneo. Durante il processo esecutivo ci sono dei momenti in cui i musicisti del quartetto interagiscono tramite la libera improvvisazione. L’intero lavoro è “giocato” su temi riconoscibili e su atmosfere intimistiche con l’intenzione di condurre l’ascoltatore in un processo di riflessione lontano dalla fretta della quotidianità”.

 

Con le parole dello stesso autore così viene spiegata la Suite composta sull’ispirata preghiera; un’opera per tutti – spiega sempre Comisso – che non ricerca linguaggi eccessivi o astrusi, ma gioca piuttosto sull’accostamento degli stili per rafforzare l’impatto emotivo ed enfatizzare il sentimento esposto dal testo (dal linguaggio contemporaneo al madrigale, dalle inflessioni jazz agli accordi stemperati di sapore ligétiano). Ma è anche un’opera serena, che sull’improvvisazione gioca la sua spontaneità dei contenuti, resi ancora più universali dal supporto del coro femminile. È con orgoglio che, dunque, l’Urban Recording Studio, accoglie questi ospiti illustri, confermando una volta di più l’attenzione alle proposte più originali e ai nomi di maggior interesse.